Microsoft licenzierà circa mille dipendenti, a confermarlo l’azienda stessa che si rifiuta però di rivelare quale sia o siano le sedi coinvolte, certamente il campus di Redmond.
Fa riflettere la nota ufficiale che afferma che l’azienda effettua “aggiustamenti strutturali in base alle necessità. Come tutte le aziende, valutiamo regolarmente i nostri professionisti e continueremo a investire nel nostro business e ad assumere nelle aree chiave di crescita nel prossimo anno”.
Da una parte, quindi, Microsoft si unisce ai giganti tecnologici Meta e Google nel rallentare le assunzioni, dall’altra la chiave di lettura che emerge è rilevante: si assume nelle aree chiave, ma si taglia un numero non piccolo di lavoratori.
Il fenomeno della great resignation
In questo periodo si conta un crescendo di dimissioni, fenomeno che abbiamo imparato a conoscere come great resignation, ma allo stesso tempo sale la quota di licenziamenti. Due facce della stessa medaglia. La flessibilità del mercato del lavoro, infatti, impone nuovi interrogativi.
La consequenzialità del “licenzio risorse vecchie per assumerne di fresche” non è più così lineare. Se infatti il mercato del lavoro era basato unicamente su questa binarietà del licenzio/assumo, ora ci si domanda come sostituire il dipendente che si è dimesso.
Un nuovo quid, infatti, attraversa la domanda di lavoro, ancora più dell’offerta: le nuove generazioni che esigenze esprimono nei confronti delle società? Qual è l’attrattiva che può convincerli a sposare la mission aziendale per il periodo necessario a portare a termine i progetti? Quanto tempo rimarrà il nuovo arrivato? Un dipendente insoddisfatto è il più rischioso dei fattori di instabilità aziendale.
Le nuove sfide per aziende e risorse umane
Ci sono diverse possibilità di manifestare la propria insoddisfazione: chiedere un aumento, domandare di partecipare a nuovi progetti, ma in percentuale sempre maggiore la forza lavoro sceglie di dimettersi per cambiare totalmente ambiente.
Le risorse umane stanno attraversando un forte cambiamento, che in alcuni casi risulta essere un vero trauma per le imprese che vedono aumentare le lettere di dimissioni e, allo stesso tempo, hanno bisogno di rinnovare la forza lavoro; si licenzia ma non si trovano, per questioni demografiche e di mismatch, candidati adatti.
L’azienda non riesce a recuperare i candidati e il lavoratore cerca valori ben precisi, come il benessere nel posto di lavoro, un salario più alto, un ambiente di lavoro più sano, il rispetto dalle gerarchie e dai colleghi, un bilanciamento reale tra la vita privata e il lavoro.
È una novità che richiede una ritrova corrispondenza, una forte riflessione e, soprattutto, competenze esperte al fianco dell’azienda. Le soluzioni non mancano, ma bisogna in primis comprendere e far emergere le nuove esigenze e trovare una “quadra” tra le parti.