Perché la reindustrializzazione?
La reindustrializzazione rappresenta una soluzione efficace e sostenibile per affrontare le criticità industriali contemporanee. Ci troviamo infatti in un momento di piena trasformazione dell’industria italiana. A dicembre 2024 la produzione industriale è scesa del 7,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si tratta dell’ultimo passo di una tendenza negativa che dura da 23 mesi. *
È evidente la necessità di risposte strutturali per rilanciare la competitività italiana, considerando i trend del periodo, come transizione green, rivoluzione tecnologica e criteri ESG.
Obiettivi della reindustrializzazione
Per attuare un progetto di reindustrializzazione efficace, bisogna come prima cosa essere consapevoli delle implicazioni che la chiusura di uno stabilimento porta con sé.
Le organizzazioni hanno infatti un impatto sul territorio che non è solo economico, ma anche sociale e occupazionale. Le aziende devono quindi essere coscienti della propria corporate social responsibility.
Allo stesso modo, devono essere consapevoli della capacità produttiva del plant, anche in termini di persone, know-how e competenze. Un piano economico di reindustrializzazione sostenibile può quindi esistere solo in corrispondenza di un piano sociale altrettanto strutturato.
Sono necessarie soluzioni etiche e strutturate, capaci di creare una continuità duratura nel tempo.
L’obiettivo del processo di reindustrializzazione è infatti quello di proteggere in un’ottica di lungo periodo tutti i fattori coinvolti dalla presenza di un plant: economico, sociale e occupazionale del territorio.
Reindustrializzazione e occupazione: tra responsabilità sociale e competitività
Uno dei punti centrali dei processi di reindustrializzazione riguarda le persone coinvolte. Queste devono essere ingaggiate dall’azienda e soprattutto sentirsi valorizzate. Questi progetti comportano spesso tempi dilatati ed è fondamentale limitare l’incertezza delle persone che lavorano nel plant.
È un tema sia di responsabilità sociale sia di protezione della produttività dello stabilimento.
Non bisogna dimenticarsi che sono le persone a possedere il know-how aziendale e le competenze per svolgere il lavoro. Piani incerti e confusi possono avere forti risultati negativi. Parliamo in primis di impatti diretti sulla produttività del singolo che non si sente valorizzato da parte dell’azienda. Ma parliamo anche della possibilità di perdere i migliori talenti, che possono ricercare opportunità esterne più solide.
L’attenzione alle persone diventa così anche un tema di competitività per tutte le aziende coinvolte nel processo, oltre che configurarsi sempre come un fattore di responsabilità sociale.
Una nuova Joint Venture
Proprio perché questi progetti risultano essere estremamente delicati e complessi, è necessario che diversi operatori agiscano su un importante numero di fattori.
È nata così una nuova partnership tra INTOO, leader nella long term employability protection e due aziende che operano nella reindustrializzazione da oltre 30 anni: Vertus e Fossati Consulting.
Questa partnership punta a proteggere da un lato il PIL del territorio e dall’altro l’occupabilità a lungo termine delle persone. Per quest’ultimo aspetto, si vuole agire su due possibili strade. La prima, incentrata su trattenere le competenze migliori attraverso la riassunzione dell’azienda subentrante. La seconda, invece, apre alla possibilità di seguire con percorsi di Transizione di carriera le persone che non vengono riassorbite.
Una collaborazione che nasce dall’idea che, fin dal principio, lavorare sinergicamente con tutti gli stakeholder coinvolti sia estremamente importante per il successo della reindustrializzazione.
Lo scopo è quello di mantenere fin da subito la continuità economica del territorio e quella occupazionale delle persone. Il tutto rispettando le normative legislative vigenti anche in ottica di responsabilità sociale.
*fonte: dati ISTAT