Tra palco e realtà: il colloquio di Obama

colloquio Obama

di Raffaele De Simone /

Poniamo lo strano caso di essere riusciti nell’impresa di farci eleggere Presidente degli Stati Uniti d’America. Quale nuovo step di carriera potremo aspettarci di compiere a fine mandato? Bella domanda, che pare assurda e lontana dalle vite di noi tutti comuni mortali. Ma forse meno di quanto appaia…

Quando si è entrati nel mondo del lavoro decenni fa, in un Paese gravido di occasioni e di futuro, le regole e le prospettive dell’elevator professionale non erano certo quelle di oggi. Si cresceva per merito e per esperienza, era considerato normale far carriera e veder salire stipendio e ruolo proporzionalmente all’età, all’impegno e alle competenze raggiunte.

Il mondo è cambiato, i Millennials lo sanno, ma lo sanno bene anche tutti coloro che hanno raggiunto posizioni apicali e che oggi – per le ragioni più diverse – devono trovare il modo di ricollocarsi in un contesto che nulla ha a che fare con quello nel quale hanno iniziato.

Un po’come Barack Obama che non farà il Presidente USA per sempre, la Costituzione a stelle e strisce parla chiaro, e allora? Eccolo prestarsi, fatto più unico che raro, a un divertente quanto emblematico sketch per The Late Show – perla targata CBS – dove si sottopone a una simulazione di colloquio.

Qui veniamo a noi: “55 anni, pessimo momento per un uomo per ricominciare da capo” lo incalza da subito il consulente professionale. E poi via con una serie di quesiti e consigli che provano a inquadrare la storia, assolutamente fuori dalle righe, di uno degli uomini più influenti del pianeta all’interno dei parametri standard di un CV. L’interview è eccezionale, vale la pena perdere qualche minuto per ascoltarla. (clicca qui)

E c’è un punto importante anche per chi non fa Obama di cognome; il mondo delle HR parla una lingua tutta sua, procede per keywords, si alimenta di ricerche di profili che occupino specifiche caselle: inglese C1, laurea magistrale, ruolo di key manager presso realtà competitor negli ultimi tot anni etc… Nello sketch il consulente chiede ad Obama la ragione per la quale non ha ottenuto “promozioni” durante i suoi mandati, la risata che ne consegue è genuina ma il messaggio è chiaro e corretto: la stasi professionale viene ritenuta un fattore negativo dai selezionatori e Randy – che fa questo per vivere – lo sa bene.

Insomma, se il nostro curriculum non risponde a determinate richieste non verrà nemmeno considerato. Anche se la nostra candidatura potrebbe rappresentare un autentico valore per una specifica posizione aperta.

Che fare? Due consigli.

Prima di tutto, se per parlare con un qualunque interlocutore ci sforziamo d’utilizzare la sua lingua, anche nel mondo della ricerca del personale è essenziale saper utilizzare un codice di comunicazione efficace. Insomma bisogna conoscere le regole del gioco, o avere qualcuno accanto che ce le insegni.

Poi, essere coscienti che di CV ne arrivano a valanghe in qualsiasi settore, il punto è distinguerci, trovando chi è in grado di cambiare angolo di veduta sulla carriera professionale che abbiamo alle spalle e scovare la chiave per proporci al mercato con un accento personale e unico.

La sintesi potrebbe essere: stare dentro e fuori dagli standard, rispondere agli schemi per venir trovati e travalicarli per essere scelti.

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elizabethkirk1

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